sabato 30 novembre 2013

Epilessia e sessualità

ciao a tutti

eccomi tornata dopo quasi 4 anni di assenza da questo blog una laurea all'attivo con 96/110
e ora frequentante la specialistica in gestione e coodinamento dei servizi socio-educativi tra un anno e mezzo massimo 2 la mia formazione sarà ultimata.

sono tornata per proporvi una storia trovata sul web che parla di epilessia e sessualità

ve la posto qui:






Ciao a tutti.

Se mi è permesso, vorrei rendere pubblica la mia vicenda
dell’epilessia, o, meglio, delle mie crisi epilettiche, nella
speranza che ciò possa essere d’aiuto a qualcuno.

All’età di 17 anni circa, ho avuto una crisi epilettica con perdita
di conoscenza; sono stato ritrovato disteso sul pavimento da mia zia,
mentre ancora sbattevo i piedi e mi sono risvegliato in ambulanza
mentre venivo trasportato al Pronto Soccorso.
La prima diagnosi fu circa la seguente: "sospetta epilessia parziale
complessa, con morsus linguae".
Fui quindi dimesso dal P.S. e inviato al c.d. ospedale dei matti,
ovvero in un nosocomio specializzato in malattie mentali. "E adesso?
Non voglio andarci! Voglio andare a casa a dormire! Come andrà a
finire? Come farò per il resto della vita con l’epilessia? Nooo,
proprio a me, con tanta gente che c’è al mondo!"
In questo ospedale fui visitato da luminari della scienza
specializzata, i quali aggiunsero alla prima diagnosi anche la
seguente: "sospetta crisi comiziale". Chiesi il significato della
parola "comiziale" e mi fu risposto "… del tipo del coma…"!
immaginatevi in un ragazzetto di 17 anni al cospetto di un luminare
(o ritenuto tale) quale poteva essere l’effetto – devastante – di una
spiegazione del genere, nel mio caso: "ora non vado più da nessuna
parte.".
A partire dal Professore e fino agli addetti alle pulizie
dell’ospedale, tutti si prodigavano a ripetermi: "attento, ora non
potrai più andare in motorino, attento quando vai in bicicletta e
anche se vai a piedi, cerca di essere sempre accompagnato da
qualcuno; prima di muoverti o di fare qualunque cosa, ricorda che in
qualsiasi momento ti può capitare qualcosa…"
Durante la degenza, di un paio di settimane e di un’infinità di
indagini strumentali, mi propinarono la prima terapia con gardenale
(in dosi da cavallo, ndr.).
Prima della dimissione, fui visitato dal Professore che mi congedò
con la raccomandazione: "non dimenticarti mai di prendere le
pastiglie regolarmente e, prima di muoverti da casa, accertati di
averle sempre con te! Non è detto che funzionino, che ci abbiamo
indovinato al primo tentativo, però prendile sempre! Attento che
danno sonnolenza! Non bere alcolici e non perdere le notti! Ah, cerca
di limitare anche i rapporti sessuali, perché abbassano la soglia del
controllo ed è più facile che ti venga una crisi!"
Per economia di racconto, salterò i dodici anni seguenti, durante i
quali ho pellegrinato da un luminare all’altro, che – alzando le
spalle e allargando le braccia – dava più o meno sempre la stessa
risposta: mah, non so, non è chiaro, però non possiamo interrompere
il trattamento farmacologico, è l’unica certezza che abbiamo…, ho
eseguito ripetutamente RMN e TAC con e senza liquido di contrasto,
EEG: da sveglio, in privazione di sonno e durante il sonno, Holter
24h, dosaggi di farmaci nel sangue, sostituzione di farmaci per
tentativi, effetti collaterali che andavano dalla stitichezza
all’impotenza (a 22 anni!); ho perso il lavoro e sono stato lasciato
dalla fidanzata perché non se la sarebbe sentita di lasciarmi con un
bambino in braccio!!!
Durante questi dodici anni ho sempre assunto regolarmente i farmaci
che mi venivano ordinati, ogni volta prima di uscire di casa mi
fermavo ad organizzare il mio tragitto, controllavo di avere le
pastiglie con me (non si sa mai) e ne informavo mia mamma (in caso
succedesse qualcosa…); se volevo partire per un viaggio dovevo prima
passare in farmacia e, comunque, stavo attento alla scorta di
pillole, più che al ricambio delle mutande; prima di salire una scala
per piantare un chiodo nel muro guardavo cosa avevo sotto di me per
poter eventualmente "organizzare la caduta", prima di scendere le
scale di casa facevo la stessa cosa, uscire con gli amici era
piuttosto creare imbarazzo che godere della compagnia. Avevo perfino
adattato tutti i miei movimenti (camminare ecc…) in funzione di un
"atterraggio morbido" in caso di crisi epilettica!
Tutti intorno a me (genitori, fratelli, parenti e amici) non facevano
altro che ripetermi "stai attento!", "attento a dove vai!", "se ti
viene un attacco, come fai?"
E le crisi epilettiche si ripresentavano comunque …
Un giorno, ormai 29enne, in preda all’esasperazione e con due
coglioni che ci voleva la patente C per portarli in giro (perdonatemi
l’espressione, ma è l’unica che si addice), mi sono detto: "Ma se
prendo i farmaci e mi vengono le crisi epilettiche, se sto attento a
quel che sto facendo e mi vengono le crisi epilettiche, se non bevo
alcolici e mi vengono le crisi epilettiche, se vado a dormire presto
e mi vengono le crisi epilettiche, allora posso eliminare tutto il
resto e tenermi solo le crisi epilettiche! Ma vaffanculo a tutto il
mondo, ora faccio quel che mi pare e succeda quel che deve succedere,
in fin dei conti, se non sono morto in dodici anni di crisi
epilettiche, di "morsus linguae", di psicofarmaci e di vita di merda,
non morirò nemmeno stavolta; e se morirò, fanculo a tutti, non
sentirò più niente!
E’ stata la FINE!
Sì, la fine delle crisi epilettiche!!!!!!!
In un colpo solo mi sono liberato di tutto quel terrore che mi
riportava sul binario (morto) dei conflitti motori, i quali
ciclicamente entravano in soluzione e portavano la crisi epilettica.
Avevo 29 anni, e appena ho potuto mi sono comperato la moto (la
macchina e la patente le avevo già! alla faccia dell’epilessia, non
avevo mai smesso di guidare, ma a quale prezzo!).
A 33 anni mi sono sposato e ora, a quasi 43, ho 3 figli meravigliosi,
nessuno dei quali mi è mai caduto dalle mani e la mia attuale moglie
è molto più bella della morosa che mi aveva piantato (che pure non
era male), tiè!
Un grazie di cuore al Dr. Hamer, che con le sue scoperte mi ha
permesso di comprendere tutto il mio percorso e di prenderne
coscienza; ho anche capito qual è stato il conflitto originale, anche
se ora non ha più alcuna importanza.
Viva la Nuova Medicina Germanica!

 questo per dirvi che una persona  epilettica e una di noi e non va trattata diversamente o considerata asessuata  ma ha gli stessi bisogni dei altri.
a voi la parola su questa storia 

a presto 
Miki

fonte di ricerca:
 http://www.nuovamedicinagermanica.it/content/view/134/52/


mercoledì 2 dicembre 2009

cani contro l'epilessia

salve a tutti!!!!!



eccomi ritornata con un nuovo articolo sul epilessia e parla di come i cani possono conbattere l'epilessia:



Cani contro l'epilessia



Alcuni cani sarebbero in grado di prevedere le crisi epilettiche dei bambini. È quanto emerge da un recente studio canadese.

Alcuni cani sarebbero in grado di prevedere le crisi epilettiche dei bambini. È quanto emerge da un recente studio condotto da Adam Kirton, neurologo canadese. La ricerca è stata effettuata osservando 60 cani conviventi con padroncini epilettici: 9 di questi si sono dimostrati capaci di preannunciare l'arrivo di una crisi con ore o minuti di anticipo leccando il bambino e mugolando con insistenza. Un allarme a 4 zampe. Le previsioni dell'amico a quattro zampe si sono rivelate corrette nel 80% dei casi. Questo ha permesso ai genitori di mettere il piccolo nelle condizioni idonee per affrontare l'attacco, ponendolo al riparo dalle cadute e dai traumi che si manifestano come conseguenza dei movimenti incontrollati scatenati dalla crisi.

Questa straordinaria capacità dei 9 cani osservati da Kirton non è frutto di nessun addestramento: un solo mese di affiancamento con il bambino ammalato è stato sufficiente perché l'animale iniziasse a segnalare l'arrivo degli attacchi epilettici.Questione di naso.

Lo studio del meccanismo che regola la capacità di previsione dei cani sarà oggetto di una prossima ricerca. Secondo alcuni neurologi, gli animali sarebbero in grado di percepire tramite il proprio sensibilissimo olfatto l'aumento di sudorazione che si manifesta prima della crisi.

Tale fenomeno sarebbe la conseguenza di piccole scariche elettriche che si avrebbero nel cervello dell' ammalato prima dell'attacco.

Ora l'obiettivo è quello di mettere a punto un programma di addestramento in grado di aiutare i cani a sviluppare questa capacità, così da migliorare la qualità della vita dei bambini malati e delle loro famiglie.



Un bacio Miki!!!

Ps: ecco la fonte del mio articolo:

http://www.focus.it/Salute/notizia/Cani_contro_l_epilessia.aspx

venerdì 29 maggio 2009

il ruolo dei globuli bianchi nell'epilessia


salve!!!!!!


riccomi di nuovo tra voi per parlavi di un nuovo tema relativo a questo argomento, esponedo qui i riultati di una ricerca condotta dai ricercatori dell'università di Verona su alcune cavie:


I ricercatori dell' università di Verona hanno scoperto conducendo degli esperimenti su dei topolini una possibile causa scatenante dell'epilessia.


conducendo questi esperimenti hanno scoperto che le persone affette da questa malattia nel loro sistema immunitario hanno presenti più globuli bianci rispetto a una persona sana e questo potrebbe essere la causa che potrebbe scatenare le crisi epilettiche per questo i ricercatori stanno cercando dei farmarci più mirati per contrastare la malattia e arrestane lo sviluppo.

i soggetti italiani affetti da questa malattia secondo questa ricerca costituiscono 1% delle persone di cui il 30% di questi necessita di un interveto chirurchico per migliorare il proprio stato di salute.
Alla prossima !!!!!
Miki.

mercoledì 29 aprile 2009

epilessia: amici e vita di coppia la mia esperienza personale


ciao a tutti!!!


Eccomi ritonata dopo una lunga assenza.


Oggi vi vorrei parlare brevemente di che cosa può significare avere un'amicizia o vivere all'interno della vita di coppia per una persona che contrae questa malattia dalla nascita o nel corso della vita basandomi su riferimenti personali riguardo questa tematica.


Per una persona che vive questa situazione avere un'amicizia o vivere un rapporto di coppia è fondamentale arrivati ad un certo punto della sua vita soppratutto se il soggetto che si prede in considerazione ha avato un percorso di vita drammatico o triste.


Aver avuto tale percorso di vita significa nella maggior parte dei casi aver perso i pilastri purtati della loro vita le persone verso le quali essi facevano maggiore affidamento, e questo per la persona coivolta significa incorrere i vari rischi tra i quali: isolamento e o depressione.


Il solo fatto di avere un'amicizia allevia nel soggetto quella condizione di isolamentoe lo fa sentire meno solo e la vita di coppia lo rende una persona "completa" e apparentemente sana ma non per questo come ho detto nei post precedenti la persona deve convicersi o sentirsi diversa.


l'amicizia o la vita coppia aiuta il soggetto ad aprirsi e a condividere la sua malattia non essendo forzato da nessuno ma in un clima di estrema serenità.


vi lascio con un interrogativo su cui vorrei il vostro parere:


" Secondo voi da dove nasce la chiusura e il pregiudizio verso una persona epilettica?"


a voi la parola.


al prossimo post!!!!

Miki

giovedì 12 febbraio 2009

la perdita di autostima


salve


Questa sera volevo parlarvi brevemente di come può manifestarsi in queste persone la perdita della loro autostima


La persona che questo problema può essere fragile emotivamente avere una paura inguistificata verso qualcosa o qualcuno questa paura di solito viene calmata dalla disponibilità dimostrata della persona che normamente seque il soggetto o anche solo parla con lui.


la persona cosi facendo si sente protetta e al sicuro avendo un punto riferimento saldo e affidabile.


Nella mia esperinza e anche stando contatto con questi soggetti ho imparato che basta poko per far star bene una persona anche una semplice parola di conforto.


Al prossimo post!

un abbraccio. Miki

giovedì 22 gennaio 2009

come ridare un sorriso a queste persone?


Spesso mi sono domandata come si fa a ridare un sorriso a queste persone beh la risposta è semplice:


bisogna dare loro importanza far sentir loro che valgono qualcosa per qualcuno insomma fare in modo entro i limiti del possibile di essere parte del loro universo.


Se perdono la loro autoutostima cercare di consolidarla in tutti i modi possibili magari con parole dolci e consolatorie in modo da nn scoraggiare il soggetto.


questa e la mia esperienza vorrei sapere ora se ne avete avute a riguardo.


ciao! e al prossimo post Miki.

sabato 17 gennaio 2009

Come stare vicino a queste persone?

Volevo presentarvi una mia risposta a una domanda che spesso mi pongo e sapere cosa ne pensate voi o come eventualmente rispodereste a questo quesito.

il quesito che vi pongo è questo:
"Qual'è il modo migliore per stare vicino alle persone che magari hanno da anni questo problema e si sento sole e il più delle non hanno il coraggio di chiedere aiuto a chi amano?"


La mia risposta a questa domanda è la seguente:


Secondo me il modo migliore per fare ciò è cogliere i segnali che la persona stessa ci dà ma e anche vero che questi segnali a volte sono impliciti ovvero non vengono capiti immediatamente dalla persona che li riceve.
Quinndi prima di tutto si deve avere una certa confidenza con il soggetto in abito relazionale in modo che tra voi lui si possa instaurare un rapporto di fiducia reciproca e di rispetto.
In seguito si comincia ad ascoltare la persona usando un ascolto attivo e non passivo, perchè se usate un ascolto di tipo passivo la persona che state aiutando può sentirsi a volte presa in giro oppure non capita.
A mio avviso L'ascolto attivo è cosa fondamentale perchè la persona non si senta sola e protetta da chi la ama.